Storia

Sulla cartina il Rwanda è un coriandolo, appena la metà della Svizzera, ma molto popoloso (oggi quasi 12 milioni di abitanti), è il paese delle colline e dei vulcani sui cui pendii vivono gli ultimi gorilla.

Non è facile, e non si deve dimenticare l'orribile genocidio che nel 1994 ha provocato quasi un milione di morti nel piccolo Rwanda.

Il conflitto "etnico" (o presunto tale) tra Tutsi e Hutu (questi ultimi, i "promotori" del genocidio) non è necessariamente tradizionale ma risale alla fine dell'epoca coloniale, quando le potenze europee che hanno occupato la zona "dei Grandi Laghi" hanno sfruttato le tensioni etniche da loro stesse alimentate ("divide et impera") per mantenere il potere trasformando le etnie in classi sociali: Tutsi, Hutu, Twa (nell'ordine: dalla più "forte" minoranza al potere, alla più "debole"). Prima di allora, e prima che si stabilissero i confini "artificiali" tra Rwanda, Burundi, e Congo, le etnie vivevano in pace tra di loro, pur con alcune tensioni, disponendo anche di regimi raffinati e progrediti guidati da capi (in genere capi di Popoli spesso nomadi, non necessariamente di Nazioni), e praticavano un nomadismo in genere libero e pacifico che permetteva loro di usufruire di vasti territori per le loro mandrie di capre o di mucche.

Poi, qualche decennio fa, i conflitti inter-etnici si sono progressivamente esacerbati sfociando poi nel massacro del 1994: in seguito ai gravi conflitti politici dell'epoca, culminati nell'uccisione dell'allora Presidente del Rwanda Juvénal Habyarimana (abbattuto da un missile con l'aereo presidenziale mentre atterrava a Kigali), si è innescato il genocidio dei Tutsi e degli Hutu moderati. Anche se in Rwanda attualmente c'è una situazione di relativa pace, i conflitti continuano pericolosamente, sotto altre forme, negli altri paesi confinanti dei "Grandi Laghi", dove sono accentuati da grossi interessi economici, politici, e sociali.

Molti nostri amici e collaboratori rwandesi hanno perso praticamente tutta la famiglia, e le sofferenze dei sopravvissuti continuano: molti orfani cadono ancora oggi in preda a forti crisi di angoscia di tipo post - traumatico, e abbiamo ricevuto richieste di aiuto anche per la gestione psicologica e sociale di questi drammi: ma questo è un compito ben al di sopra delle possibilità della nostra Associazione! Comunque noi interveniamo senza badare a differenze etniche, religiose, e politiche, e speriamo che questi nostri aiuti possano contribuire al miglioramento della qualità di vita e quindi del processo di riappacificazione. Pensiamo che ora l'Europa e la comunità internazionale debbano collaborare seriamente con i gioverni e le società civili locali allo sviluppo e alla riappacificazione di queste zone a suo tempo dominate dalle potenze coloniali.

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Chiara Spinelli-Perugini: +41 78 895 09 33

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