Interventi terminati

Casa Santa Famiglia a Butare

Questa casa è stata costruita nel 1995-96, poco dopo il genocidio. È una casa d'accoglienza e ospita 10/15 ragazzi orfani o bisognosi che frequentano le scuole di Butare. La direzione di questa casa era stata affidata alla signora Odette Mukansanga, nipote di Padre Giovanni Bosco Yilirwahandi, fino alla sua morte. La signora così coraggiosa e determinata, si muoveva su una sedia a rotelle a causa delle gravi conseguenze di una poliomielite infantile.

La Casa Santa Famiglia completamente indipendente, è stata una delle prime nostre opere e inoltre è stata sostenuta principalmente dalla Parrocchia San Filippo Neri di Roma. Padre Alfredo Melani è stato infatti il primo promotore.

Casa Angelo a Rutongo

Si tratta della ristrutturazione di uno stabile semidistrutto della Parrocchia, che divenne abitabile a contare dagli anni 1997-98. Il suo finanziamento è stato assicurato grazie a un contributo della nostra Associazione e a una donazione anonima pervenuta tramite don Mario, membro della nostra Associazione.

La casa è adibita a scopi socio-educativi della Parrocchia, dopo il difficile periodo successivo al genocidio.

Acqua potabile per tre colline

Il progetto Rugamba a Nyanza, che si è sviluppato tra il 2002 e il 2006, è stato sostenuto dalla Repubblica e Canton Ticino e dalla fondazione Margherita, ha portato a termine la ristrutturazione di case, l'irrigazione di terreni, la fornitura di capi di bestiame e si è concluso con la scoperta, molto rara in territorio rwandese, di una sorgente tra le rocce.

La nostra Associazione sostiene la comunità con una trentina di padrinati.

Il progetto conigli

In collaborazione con l'Associazione APAX MURAMBA, abbiamo partecipato alla distribuzione di conigli per la popolazione di Matyazo, in particolare nel distretto di Mgoronero.

Intervento nel centro handicap Amizero a Kigali

Grazie a nostre conoscenze sul posto siamo entrati in contatto con il Centre des enfants handicapés mentaux "Amizero" (che significa speranza) di Gikondo, a Kigali. Si tratta di un centro di riabilitazione di bambini e di adolescenti portatori di handicap. Fondato nel 1989 il centro è stato chiuso con il genocidio poichè è stato semidistrutto, saccheggiato e alcuni ospiti e operatori sono stati uccisi.

Venivano effettuati semplici interventi terapeutici ed educativi durante la giornata, ma si trattava di un centro che abbisognava quasi di tutto: per questo abbiamo iniziato a sostenere finanziariamente una parte di bisogni ordinari (ad esempio il necessario per uno spuntino quotidiano per ogni ospite).

In seguito siamo intervenuti in modo più incisivo finanziando la costruzione di un locale-cucina quale luogo atto a offrire un pasto giornaliero agli ospiti, ma anche un mezzo educativo (con la partecipazione fattiva all'attività di cucina da parte degli ospiti meno gravi), la costruzione di una cisterna per la raccolta dell'acqua piovana, la consegna di materiale educativo, didattico, sanitario, ecc.

Chiara, membro attivo della nostra Associazione, ha sostenuto in prima persona il centro per alcuni mesi. La sua attività era suddivisa in due parti, da un lato ha cercato di rafforzare le conoscenze degli insegnanti sul piano della metodologia scolastica, delle tecniche igieniche di base e riguardanti l'handicap in generale. Si è trattato di uno scambio spontaneo in base alle domande e ai bisogni giornalieri: bisognava quindi trovare soluzioni adeguate ma semplici. Dall'altro lato il suo intervento è consistito nell'avvio di un'attività ludico-motoria con gli ospiti del Centro. L'esperienza è stata intensa, sia sul piano umano che nell'ambito lavorativo: è stato soddisfacente vedere realizzati i nostri progetti, compreso l'avvio di un atelier di cucito per la produzione di borse (in collaborazione con i genitori) e l'atelier di cucina. Per motivi logistici il Centro ha poi dovuto traslocare e ora è completamente autonomo.

Casa della giovane Santa Marta a Butare

L'alloggio per le ragazze era una priorità per Padre Giovanni Bosco Yilirwahandi. Recentemente il tutto è partito a seguito di una comunicazione di Monsignor Jean-Marie Gahizi, da due anni rettore dell'Università Cattolica del Rwanda, che ha segnalato alla nostra Associazione l'avvenuta aggressione subita da tre studentesse iscritte al Campus di Save.

Lo scopo del progetto consiste nella realizzazione di una casa per le ragazze, poichè, da un lato, nella storia del Rwanda l'accesso agli studi è sempre stato limitato ai soli ragazzi e, dall'altro, poichè in linea con gli sforzi promossi dal Governo del Rwanda per aumentare il numero di ragazze che si iscrivono all'Università, che attualmente raggiungono il 62%.

Questo progetto rappresenta per l'Associazione l'impegno più importante a livello finanziario; siamo quindi grati a chi si è dimostrato sensibile a questo bisogno.

I lavori, iniziati nel 2012, proseguono tuttora. La casa è comunque già abitata da più di 50 ragazze, siccome sono già disponibili le camere e sono già state realizzate le docce e i servizi, mentre la cucina è in fase di realizzazione e garantirà alle ragazze la possibilità di prepararsi dei pasti.

Si rileva che in questa lista figurano solo alcuni degli interventi terminati.

info@padreboscorwanda.ch

Chiara Spinelli-Perugini: +41 78 895 09 33

Samantha Morard: +41 79 284 55 59